Valeria Brancaccio, madre di Emanuele Durante, il ventenne ucciso a Napoli, ha rotto il silenzio con parole che tagliano come lame. "Mio figlio è stato giustiziato a sangue freddo", ha dichiarato, seduta accanto a uno striscione che ricorda il giovane, a pochi passi da un altarino per un altro ragazzo scomparso. Il dolore di una madre si mescola alla rabbia per un’esecuzione che ha spezzato i sogni di Emanuele, un ragazzo che voleva riscattarsi, diplomarsi e costruire un futuro con la fidanzata. La sua voce è un urlo disperato per la giustizia, in una città che piange troppe vite giovani.
La richiesta di giustizia e verità
Valeria non cerca solo pace per sé e per la sua famiglia, ma pretende che venga fatta luce sulla morte del figlio. "Mio figlio deve avere giustizia", ripete, sottolineando come Emanuele non fosse un criminale, ma un ragazzo con errori alle spalle e un desiderio di cambiare. La dinamica dell’omicidio, avvenuto pochi giorni fa, resta avvolta nel mistero, con pochi dettagli nelle mani degli investigatori. La madre si aggrappa alla memoria del figlio, difendendolo dalle "cattiverie" che circolano sul suo conto, e chiede che venga ricordato per ciò che era davvero.
Il peso di un lutto negato
Il divieto dei funerali pubblici, deciso dal Questore di Napoli, è un altro colpo per Valeria. "State negando un lutto, lasciateci tranquilli", implora, incapace di accettare che il commiato al figlio sia stato strappato alla famiglia. Il dolore è ancora troppo fresco, tanto che la madre confessa di non riuscire a elaborarlo: "Dico che è uno che gli somiglia, non quello all’obitorio". Questo veto, motivato da ragioni di ordine pubblico, amplifica la sofferenza di una donna che si sente distrutta, privata anche dell’ultimo saluto.
Un appello alle altre madri
Oltre al suo dramma personale, Valeria lancia un messaggio universale: "Dovete aiutare non solo me, ma tutte le mamme". Parla di un figlio che a vent’anni aveva ancora tanto da dare, di ali spezzate da una violenza insensata. Il suo è un invito a non arrendersi, a lottare per i giovani, perché nessuna madre debba vivere il suo stesso inferno. Seduta su una sedia in piazzetta Sedia Capuano, con la foto di Emanuele accanto, trasforma il suo lutto in un grido di speranza per Napoli, una città ferita ma non ancora sconfitta.
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