giovedì 6 marzo 2025

Antonio Mantovani si è tolto la vita in carcere: la storia del "mostro di Milano"

Antonio Mantovani, noto come il "Mostro di Milano", è stato uno dei serial killer più inquietanti della cronaca italiana. Nato nel 1958 a Sesto San Giovanni, la sua vita è stata segnata da un’infanzia tormentata e da una spirale di violenza che lo ha portato a seminare terrore in Lombardia tra gli anni '80 e '90. Arrestato per la prima volta a soli 14 anni per un tentato abuso su una bambina, Mantovani ha sviluppato un odio patologico verso le donne, che lo ha spinto a commettere una serie di omicidi brutali, spesso caratterizzati da estrema ferocia.


Gli omicidi e la condanna

La scia di sangue di Mantovani iniziò ufficialmente negli anni '80, quando fu accusato di aver ucciso diverse donne, tra cui Romina, massacrata con 14 coltellate, e Dora Vendola, assassinata durante un periodo di semilibertà nel 1996. Condannato a 29 anni di carcere dopo un processo che sconvolse l’opinione pubblica, ottenne la semilibertà nel 1996, ma invece di redimersi, continuò a uccidere. Tra le vittime sospette c’è anche Simona Carnevale, scomparsa nel 1997, un caso mai del tutto chiarito ma legato a una confessione che avrebbe fatto a un compagno di cella.

Il periodo di semilibertà e il ritorno al crimine

La concessione della semilibertà a Mantovani fu un errore fatale del sistema giudiziario. Uscito di giorno per lavorare e tornato in carcere la sera, approfittò della libertà per colpire ancora. L’omicidio di Dora Vendola, una detenuta come lui, segnò il fallimento delle misure di reinserimento. Questo crimine portò alla revoca della semilibertà e a un’ulteriore condanna, consolidando la sua fama di predatore incapace di fermarsi, un uomo divorato da un’ossessione omicida che non trovava pace.

Il suicidio in carcere

Il 6 marzo 2025, Antonio Mantovani ha posto fine alla sua vita impiccandosi nel carcere di Saluzzo, dove era detenuto. Un gesto che ha chiuso una storia di sangue durata decenni, lasciando dietro di sé interrogativi sulla giustizia e sulla gestione dei criminali seriali. La sua morte ha riacceso il dibattito sulla pena detentiva e sulla possibilità di riabilitazione per individui come lui. Il "Mostro di Milano" resta un simbolo oscuro, una ferita nella memoria collettiva, ricordato per la scia di vittime e per un’esistenza segnata dalla violenza fino all’ultimo atto.

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