A Lettere, in provincia di Napoli, un 17enne è finito nei guai per aver costretto un tatuatore, suo conoscente, a realizzargli cinque tatuaggi a un costo irrisorio. L’adolescente, attraverso mesi di violenze fisiche e minacce, ha obbligato la vittima a lavorare quasi gratis, pagando solo 70 euro rispetto ai 240 dovuti. La vicenda, culminata con un’aggressione violenta, ha portato i carabinieri a eseguire una misura cautelare di permanenza in casa nei confronti del ragazzo, su richiesta della Procura per i Minori.
Otto mesi di intimidazioni: la ricostruzione dei fatti
Le indagini sono partite grazie alle chat fornite dalla vittima e alle testimonianze raccolte. Per otto mesi, il 17enne ha usato telefonate minatorie, messaggi intimidatori e persino una pistola finta per piegare il tatuatore. Non solo si è fatto fare cinque tatuaggi per sé, ma ha preteso anche un lavoro per il padre, pagando una cifra simbolica. La situazione è degenerata quando la vittima si è ribellata, rifiutandosi di ritoccare gratis un tatuaggio sbiadito.
L’aggressione finale: bottiglia e pugni
L’11 settembre 2024, il rifiuto del tatuatore ha scatenato la furia del ragazzo. Presentatosi sotto casa della vittima, il 17enne lo ha prima minacciato, poi ha lanciato una bottiglia di vetro contro di lui e infine lo ha aggredito con calci e pugni, causandogli diverse lesioni. Questo episodio ha segnato il punto di svolta, spingendo le autorità a intervenire con decisione per fermare le violenze e tutelare la vittima.
Conseguenze e riflessioni: un caso che fa discutere
Il giovane ora sconta la misura cautelare, mentre il caso solleva interrogativi sulla sicurezza dei lavoratori autonomi e sull’uso della violenza per ottenere favori. La prontezza delle forze dell’ordine, che hanno ricostruito i fatti grazie a prove digitali e testimonianze, ha permesso di fermare un comportamento intimidatorio durato troppo a lungo. Resta il monito: il rispetto e la legalità devono prevalere, anche nelle piccole realtà quotidiane.
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