La Camera dei Deputati ha respinto oggi, 25 febbraio 2025, la mozione di sfiducia contro Daniela Santanchè, ministra del Turismo, con 206 no, 134 sì e un astenuto. Presentata da M5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra, la mozione puntava a far cadere la ministra per le inchieste su Visibilia e presunte irregolarità con l’Inps. La maggioranza, guidata da Fratelli d’Italia, ha serrato i ranghi, garantendo a Santanchè la continuità al governo e dimostrando compattezza nonostante le accuse.
Santanchè: difesa e promessa di riflessione
Davanti alla Camera dei Deputati, Santanchè ha replicato alle critiche con determinazione: “Sono il male assoluto per voi, ma deciderò da sola sul mio futuro”. Ha annunciato una riflessione sulle dimissioni dopo l’udienza preliminare, guidata dal rispetto per il premier e il suo partito, denunciando una “gogna mediatica”. Il suo intervento ha scaldato i banchi della maggioranza, mentre l’opposizione contestava rumorosamente, senza però scalfire il sostegno dei suoi alleati.
Le reazioni: opposizione furiosa, maggioranza silente
L’opposizione ha attaccato duramente: si parla di “disastro morale” e di una maggioranza che “protegge l’indifendibile”. Leader come Conte e Schlein hanno criticato Meloni, accusandola di ignorare il caso, mentre Bonelli ha evocato i lavoratori delle società della ministra. Nella Camera dei Deputati, però, la maggioranza ha scelto il silenzio strategico: pochi interventi, nessun big in prima linea, solo un sostegno pragmatico espresso dal voto, con Tajani a confermare la linea di governo.
Un caso aperto tra politica e giustizia
La Camera dei Deputati ha dato ossigeno a Santanchè, ma la partita è lungi dall’essere chiusa. Le indagini giudiziarie proseguono e la ministra resta sotto pressione, con il suo destino legato sia agli sviluppi legali che a una scelta personale. Il garantismo della maggioranza ha prevalso, ma il caso continua a dividere l’opinione pubblica, lasciando intravedere possibili scossoni futuri nell’esecutivo guidato da Meloni.
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