Il 27 febbraio 2025, Napoli è diventata il cuore pulsante della protesta dei magistrati contro la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. Nella biblioteca Tartaglione del Palazzo di Giustizia, le toghe si sono riunite, sfoggiando coccarde tricolori e manifestando un dissenso deciso. A guidare l’iniziativa, Cristina Curatoli, presidente dell’Anm locale, che ha acceso i riflettori su una battaglia percepita come cruciale per l’indipendenza della magistratura.
Separazione delle carriere: perché i Magistrati dicono no?
Il nodo della discordia è chiaro: la riforma rischia di assoggettare i pubblici ministeri all’esecutivo, minando l’autonomia giudiziaria. Secondo i manifestanti, separare le carriere tra pm e giudici potrebbe trasformare i primi in pedine del potere politico, un timore rafforzato da esempi internazionali. Non è solo una questione tecnica: in gioco ci sono i principi fondamentali della Costituzione, difesi con assemblee e scioperi che hanno paralizzato le aule, salvo per i processi urgenti.
Gratteri e la riforma del Csm: una voce controcorrente
Anche il procuratore Nicola Gratteri ha preso posizione, aderendo alla protesta e proponendo soluzioni radicali. Favorevole al sorteggio per i membri del Csm, ha criticato le correnti giudiziarie e il caso Palamara, sottolineando la necessità di un sistema più trasparente. La sua presenza ha dato peso alla mobilitazione, trasformandola in un appello per una giustizia libera da influenze esterne, con un’eco che risuona oltre i confini partenopei.
Una giornata storica: assemblee e appelli al popolo
La giornata di sciopero non è stata solo simbolica: assemblee aperte alla società civile, con interventi di scrittori e intellettuali, hanno amplificato il messaggio. L’idea di un referendum prende piede, mentre i magistrati chiedono ai cittadini di comprendere le ricadute di questa riforma. Napoli, con le sue toghe unite, si è fatta portavoce di una resistenza che potrebbe segnare un turning point per il futuro della giustizia italiana.
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